Dopo le dichiarazioni estive e i provvedimenti di facciata, come il ritorno al grembiule e
al voto in condotta, i Ministri Gelmini e Tremonti hanno confezionato pesanti sorprese
per le famiglie e gli insegnanti che tornano in classe in questi giorni.
Con un decreto lampo e senza il minimo confronto si cancella, con un colpo di penna,
un modello di qualità del sistema scolastico italiano come è la scuola elementare e si
introducono: i voti in decimi, l’orario di 24 ore, il maestro unico.
Questo provvedimento mette a rischio la scuola che insegna a tutti integrando i più deboli
e, riducendo il numero degli insegnanti, snatura il tempo pieno, tradizione per molte
scuole lombarde.
A queste scelte si accompagna l’effetto del decreto che fissa in 7 miliardi e 800 milioni
il risparmio della pubblica istruzione per i prossimi quattro anni: per rispettare questi
conti economici saranno accorpate le scuole con meno di 500/600 alunni e verrà ridotto
pesantemente il numero degli insegnanti, a partire da coloro che si occupano del sostegno
e dell’integrazione dei bambini stranieri.
In Lombardia le scuole con queste caratteristiche sono 232 (il dato più alto per tutto il
nord e centro Italia); i piccoli comuni, quelli di montagna, dovranno dire addio ai loro
presidi formativi e tutti i municipi, anche i più grandi, dovranno farsi carico di costi aggiuntivi
per i trasporti, al fine di garantire il diritto allo studio per tutti.
Non è questa la scuola che vogliamo, non è possibile tagliare sul futuro delle giovani generazioni.
Pensiamo sia possibile coniugare il contenimento della spesa pubblica, il rigore, il riconoscimento
del merito, il sostegno e la valorizzazione della professionalità degli insegnanti.
Consegnare dignità alla scuola vuol dire impegnare risorse senza sperperare, scommettendo
sull’unico investimento possibile per la nostra Regione e per il Paese: la scuola
prima di tutto.
al voto in condotta, i Ministri Gelmini e Tremonti hanno confezionato pesanti sorprese
per le famiglie e gli insegnanti che tornano in classe in questi giorni.
Con un decreto lampo e senza il minimo confronto si cancella, con un colpo di penna,
un modello di qualità del sistema scolastico italiano come è la scuola elementare e si
introducono: i voti in decimi, l’orario di 24 ore, il maestro unico.
Questo provvedimento mette a rischio la scuola che insegna a tutti integrando i più deboli
e, riducendo il numero degli insegnanti, snatura il tempo pieno, tradizione per molte
scuole lombarde.
A queste scelte si accompagna l’effetto del decreto che fissa in 7 miliardi e 800 milioni
il risparmio della pubblica istruzione per i prossimi quattro anni: per rispettare questi
conti economici saranno accorpate le scuole con meno di 500/600 alunni e verrà ridotto
pesantemente il numero degli insegnanti, a partire da coloro che si occupano del sostegno
e dell’integrazione dei bambini stranieri.
In Lombardia le scuole con queste caratteristiche sono 232 (il dato più alto per tutto il
nord e centro Italia); i piccoli comuni, quelli di montagna, dovranno dire addio ai loro
presidi formativi e tutti i municipi, anche i più grandi, dovranno farsi carico di costi aggiuntivi
per i trasporti, al fine di garantire il diritto allo studio per tutti.
Non è questa la scuola che vogliamo, non è possibile tagliare sul futuro delle giovani generazioni.
Pensiamo sia possibile coniugare il contenimento della spesa pubblica, il rigore, il riconoscimento
del merito, il sostegno e la valorizzazione della professionalità degli insegnanti.
Consegnare dignità alla scuola vuol dire impegnare risorse senza sperperare, scommettendo
sull’unico investimento possibile per la nostra Regione e per il Paese: la scuola
prima di tutto.
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